domenica 15 luglio 2007

NORD E SUD. Beni confiscati inutilizzabili

di Linda Chiaramonte
I tentacoli della mafia hanno raggiunto anche una tranquilla cittadina sulle colline di Bologna, a 18 km dal centro. Aria buona e vista sul verde. Siamo lontani anni luce dai regolamenti di conti a colpi di lupara fatti in pieno giorno e dalla triste scia di sangue del sud. Qui le infiltrazioni mafiose hanno un'altra faccia, quella della speculazione edilizia e del riciclaggio di denaro sporco. Siamo a Pianoro, paese di circa 17.000 abitanti, completamente ricostruito dopo essere stato raso al suolo durante la seconda guerra mondiale, tanto che di quegli anni non restano neanche i documenti dell'anagrafe.
Il vaso di Pandora viene scoperchiato nel 2002 quando al Comune arriva, come un fulmine a ciel sereno, la notizia da parte dell'Agenzia delle entrate e della Prefettura che nella frazione di Rastignano c'è un bene sequestrato. Si tratta di una villetta a due piani residenza di Gerardo Cuomo, camorrista specializzato in contrabbando di tabacchi, con legami a Lugano, da parecchi anni sul territorio pianorese e già presidente dello Junior Club di Rastignano, prestigioso centro sportivo con piscina, campi da tennis e centro congressi che fino ad alcuni anni fa era il club di riferimento della Bologna bene. Il Comune di Pianoro accetta di acquisire il bene anche sull'onda del successo della raccolta di firme fatta nel '96 che ha permesso di giungere all'elaborazione della legge 109 sulla confisca dei beni voluta dall'associazione Libera di don Ciotti. Il sindaco di allora, Simonetta Saliera, ora al suo secondo mandato, incontra però un ostacolo da non sottovalutare: l'immobile nel 2002 è abitato da Cuomo, agli arresti domiciliari, e per questo indisponibile. Prima che il comune ne entri in pieno possesso trascorrono quasi due anni, quando il camorrista lascia villetta e paese.
Ma ai primi sopralluoghi ecco un'altra sorpresa: il bene, intestato alla moglie di Cuomo, risulta pericolante perché costruito su una frana con il terreno in fase di smottamento, con una pendenza dei pavimenti tale da far girare la testa, come ricordano i tecnici del comune di Pianoro. E a luglio 2004 arriva la prima beffa: la Guardia di Finanza e l'Alto commissariato per i beni confiscati alla mafia accusano il Comune d'inadempienza alle norme che prevedono l'acquisizione del bene entro un anno dalla consegna. Pianoro replica che sulla carta la consegna è avvenuta nel 2002 ma che in realtà si è concretizzata solo nel 2004, momento in cui però, dopo una perizia, si è dimostrato l'inutilizzo. In origine l'idea dell'amministrazione era quella di destinare la villetta a scuola per l'infanzia, ma vista l'inagibilità e visto che la legge non prevede deroghe, non è permessa la demolizione e la successiva ricostruzione. Quindi il progetto è accantonato.
La storia non finisce qui. Nel 2003 l'Agenzia del Demanio comunica che ci sono altri beni confiscati sul territorio di Pianoro, e così il comune ottiene un triste primato: è l'unico della provincia di Bologna ad avere beni sequestrati alla criminalità organizzata. Questa volta si tratta di due lottizzazioni di terreni edificabili a destinazione residenziale, per un totale di circa 17.000 metri quadri, di proprietà della società Fox Terrier con testa a Lugano e con un'appendice a Pianoro, dietro la quale si nasconde Gerardo Cuomo. Per capire la vicenda è necessario fare un passo indietro al '97 quando il Comune rilascia la concessione edilizia alla società Fox Terrier, che però non parte con i lavori. Nel '99 si chiede alla società il perché di questa battuta d'arresto e dei rimborsi degli oneri di urbanizzazione. Nel 2002, dopo una lunga e sofferta trattativa, il Comune, all'oscuro del fatto che dietro la vicenda ci fossero interessi riconducibili a Cuomo, proroga la concessione edilizia, nel frattempo scaduta, per altri tre anni, come richiesto dall'amministratore giudiziario nominato dal tribunale di Bari. Un anno e mezzo dopo, nel 2003, il Demanio scrive al Comune di Pianoro invitandolo ad esprimersi sull'acquisizione dei beni sequestrati. Purtroppo i beni portano con sé debiti pari a 427.000 euro, cosa che lascia il comune perplesso sul da farsi. La risposta infatti sarà di chiarimento sull'eventualità o no di dover subentrare alle spese. Dal 2004, dopo alcune risposte interlocutorie dell'agenzia del Demanio e dopo l'ennesima richiesta di spiegazioni dell'amministrazione su chi si debba accollare i debiti, sulla questione è calato il silenzio. Da tre anni nessuna risposta. E così anche stavolta il comune ha dovuto mettere da parte i progetti che voleva attivare su quei beni. L'ipotesi era di farne un condominio solidale a disposizione del territorio come ammortizzatore per situazioni di disagio sociale.
Ora è tutto fermo, e l'area edificabile di Montecalvo, zona di pregio sulla collina di Pianoro, con cinque villette a schiera realizzate al grezzo e altre 12 da realizzare, per un valore economico di alcuni milioni di euro, è abbandonata. Al momento l'area risulta sotto sequestro penale preventivo eseguito dal tribunale di Bari e il comune si trova in una fase di stallo, in attesa del procedimento dello stesso tribunale.
«Il caso delle infiltrazioni di Pianoro ha le caratteristiche tipiche della mafia del nord in cui aziende legali finanziano con introiti puliti attività illegali», spiega Antonio Monachetti di Libera Bologna, «questo territorio ha una realtà ricca e prosperosa. Si può parlare di un effetto lavatrice per i fondi raccolti altrove investiti nell'acquisto di immobili o di attività economiche e commerciali». I soldi sporchi provenienti da alcune attività realizzano opere pulite. Una differenza sostanziale che distingue la mafia del nord da quella del sud è che non riesce ad esercitare il controllo sul territorio. «Il denaro, oltre a servire per finanziare le attività, è lo strumento che permette ai mafiosi di dimostrare il loro potere, per questo è nata la legge sulla confisca dei beni, che consente allo Stato di colpirli in ciò a cui tengono di più, la ricchezza», continua Monachetti. Il Comune di Pianoro da anni fa del tema della legalità una bandiera organizzando iniziative di sensibilizzazione. Nel 2004 il paese è stato tappa della carovana antimafia, nel 2005 al sindaco Saliera è andata la vicepresidenza di Avviso Pubblico, associazione di enti locali attiva nel contrastare la criminalità organizzata promuovendo la cultura della legalità in stretta collaborazione con Libera, che riunisce la società civile, singoli e associazioni. In tutta l'Emilia Romagna i beni immobili confiscati risultavano 57, 27 dei quali destinati.
Il Manifesto

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