lunedì 5 novembre 2007

Mafia, arrestati i boss latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo

PALERMO - Duro colpo ai vertici di Cosa Nostra. I boss latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo sono stati arrestati questa mattina a Carini. Con loro, la Squadra mobile di Palermo ha fermato altri due latitanti, Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi: il primo è reggente di Brancaccio, il secondo di Carini. Tutti erano inseriti fra i 30 maggiori ricercati d'Italia. I quattro sono stati arrestati in una casa di campagna a Giardinello, vicino a Carini. Erano impegnati in una riunione fra boss. La polizia di Stato ha arrestato due favoreggiatori dei quattro boss latitanti bloccati nelle campagne di Carini, in provincia di Palermo.

IL BOSS - Il boss Salvatore Lo Piccolo, 65 anni, arrestato questa mattina dalla polizia insieme al figlio Sandro, di 32 anni, per gli inquirenti è il nuovo capo di Cosa Nostra. Dopo l'arresto di Bernardo Provenzano, infatti, avrebbe assunto il controllo dell'organizzazione criminale contendendo la leadership a Matteo Messina Denaro, boss latitante del Trapanese. Salvatore Lo Piccolo avrebbe scalato i vertici dell'organizzazione partendo dal suo mandamento, la borgata di Resuttana San Lorenzo, fino a controllare l'intera città di Palermo. Anche gli altri due capimafia catturati nell'operazione, Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi, vengono indicati dagli investigatori come boss di prima grandezza. Adamo sarebbe il nuovo reggente del rione Brancaccio, tradizionale feudo di Cosa Nostra, mentre Pulizzi controllerebbe il paese di Carini.

IL BLITZ - Circa quaranta agenti della sezione Catturandi della Squadra mobile hanno fatto irruzione nella villetta a Giardinello, nel Palermitano. I poliziotti hanno circondato la casa in cui si trovavano i quattro latitanti, che erano riuniti per una riunione in un garage. Erano tutti armati. I poliziotti hanno circondato l'edificio e hanno pure sparato alcuni colpi di arma da fuoco per bloccare Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi. Gli agenti della Catturandi hanno seguito i due favoreggiatori, che li hanno portati alla villetta. Qui è scattato il blitz. Nel covo sono stati trovati documenti, somme di denaro e armi. In particolare, sono state sequestrate due pistole: una Smith&Wesson calibro 38 era addosso ad Andrea Adamo mentre una pistola semiautomatica è stata trovata in una stanzetta del rifugio. Il casolare in cui sono stati arrestati i quattro latitanti era utilizzato dal boss Salvatore Lo Piccolo come luogo di incontro per summit di mafia. Come quello di stamani con altri due capimafia latitanti, Andrea Adamo di Brancaccio e Gaspare Pulizzi di Carini. Gli investigatori sono certi che il padrino doveva impartire loro nuovi ordini. Dalle indagini emerge, inoltre, che dal giugno 2006 Sandro Lo Piccolo sarebbe sempre stato al fianco del padre, perchè temeva vendette da parte degli uomini del boss rivale Nino Rotolo. Al momento del blitz, Sandro Lo Piccolo aveva con sè una pistola automatica, con matricola cancellata, mentre Adamo aveva una Smith&Wesson alla cintola. Il luogo di incontro nelle campagne di Carini era stato localizzato già da diversi giorni dagli uomini della Catturandi e veniva controllato 24 ore su 24 attraverso un'apparecchiatura sofisticata che ha permesso ai poliziotti di visualizzare gli ingressi del casolare a qualche chilometro di distanza. Gli altri due arrestati, con l'accusa di favoreggiamento, sono incensurati; uno di loro è il proprietario del casolare.

L'IDENTIKIT - Il volto del boss Salvatore Lo Piccolo, ricercato da 23 anni, è differente da quello ricostruito dall'identikit che era stato effettuato durante le indagini su indicazione di alcuni collaboratori di giustizia. Il capomafia ha la barba incolta, veste casual, e indossa un giubbotto di pelle. Il figlio del boss, Sandro Lo Piccolo, ricercato da dieci anni, somiglia molto all'ultima foto di cui erano in possesso gli investigatori della Squadra mobile. Ha i capelli corti e il volto rasato.

MAGISTRATI COMMOSSI - Le indagini che hanno portato all'operazione che ha consentito l'arresto dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, di Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi, sono state condotte dai pm Nico Gozzo, Gaetano Paci e Francesco Del Bene. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Morvillo. Dopo la notizia della cattura dei boss Lo Piccolo e degli altri mafiosi i magistrati che hanno coordinato l'inchiesta, si sono riuniti nell'ufficio del procuratore Francesco Messineo dove è poi arrivato anche l'aggiunto Giuseppe Pignatone. Vi sono stati caldi abbracci, strette di mano e anche momenti di vera commozione per la notizia dell'arresto di uomini accusati di delitti terribili: dall' omicido alle estorsioni.

SOPRALLUOGO - Il procuratore aggiunto Alfredo Morvillo e i sostituti procuratori Gaetano Paci, Francesco Del Bene e Domenico Gozzo si sono poi recati nella villetta di Giardinello, comune tra Partinico e Montelepre, dove sono stati arrestati i boss Sandro e Salvatore Lo Piccolo e i due mafiosi latitanti, Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi. Il pm Gozzo ha confermato che "il blitz della polizia ha interrotto un summit di mafia". I Lo Piccolo, quindi, non vivevano nella villetta. Nella villetta, dentro un borsone poggiato su un divano, i poliziotti hanno trovato otto pistole. Tra queste, una è in dotazione alle forze di polizia, l'altra ha la matricola abrasa e una terza ha il silenziatore. Sono state rinvenute, inoltre, numerose agende zeppe di appunti, soldi, e alcuni "pizzini" recuperati in bagno. Alcuni pizzini sequestrati al boss Salvatore Lo Piccolo subito dopo la sua cattura stavano per essere gettati nel Wc della villetta dove è avvenuto il blitz. Gli investigatori sono riusciti a recuperarli mentre il capomafia stava per disfarsene.

LA VILLETTA - La villetta ad un piano dove sono stati arrestati i boss Lo Piccolo è composta al pian terreno da quattro stanze, un camerino e un bagno. All'ingresso sopra ad un tavolo ricoperto da una tovaglia cerata ci sono tre bicchierini di plastica con resti di caffè un pacchetto di "Merit" uno di fazzolettini di carta e un portacenere con due cicche, segno che il blitz della polizia ha interrotto una riunione. Su una poltrona è poggiato un maglione blu. In un'altra stanza c'è un lettino singolo e in una terza c'è un letto matrimoniale. In questa camera sono stati trovati in un armadio numerosi vestiti. Sul comodino è poggiato un mazzo di carte francesi, sigari e un paio di occhiali. Sopra un mobile bar con alcune bottiglie di liquore e spumante c'è un televisore e di fronte al letto c'è un mobile con specchio. Nella quarta stanza c'è un tavolo una bicicletta poggiata al muro e alcuni vestiti. Filippo Piffero, proprietario della villetta, è stato arrestato dalla polizia con l'accusa di favoreggiamento. La villa è di proprietà di Filippo Piffero, che è stato arrestato con l'accusa di favoreggiamento. In una piccola dependance abitano anche i suoceri del proprietario, che sono tuttora in casa. Anche questi locali sono stati perquisiti dagli agenti della 'catturandi'.
La Sicilia, 05/11/2007

Sandro Lo Piccolo in lacrime: "Ti amo, papà"
PALERMO - Durante le fasi concitate della cattura Alessandro Lo Piccolo, figlio del boss Salvatore, è uscito dalla casa in lacrime urlando più volte "ti amo papà". Salvatore e Sandro Lo Piccolo sono rimasti barricati per qualche minuto nella villetta dove era in corso un summit mafioso. Padre e figlio si sono arresi dopo che gli agenti hanno sparato alcuni colpi d'arma da fuoco in aria a scopo intimidatorio. Quando è stato arrestato, Sandro ha ripetuto in lacrime quella frase: "Ti amo papà".
05/11/2007


Amato: "Risultato straordinario"
PALERMO - "È un risultato di straordinaria importanza". Così il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, ha commentato l'operazione di polizia che ha portato all'arresto di Salvatore Lo Piccolo e del figlio Sandro. "Stamattina - ha riferito Amato - con il viceministro Marco Minniti, mi sono congratulato con il capo della Polizia e con il procuratore Grasso e ho chiesto loro di trasmettere il nostro ringraziamento non formale a tutti gli uomini e le donne che hanno partecipato all'operazione". "È - ha proseguito il ministro - un risultato importante perchè, dopo le operazioni che hanno portato all'arresto di Provenzano e poi dei suoi più stretti collaboratori, dimostriamo di riuscire a colpire ripetutamente i vertici di Cosa Nostra. E nessuna organizzazione può sopravvivere a lungo ritrovandosi continuamente senza i propri vertici. Non dare tregua alla mafia vuol dire proprio questo. Lo stiamo facendo grazie all'impegno di tutti i nostri uomini e le nostre donne. E la mafia - ha sottolineato - può essere certa che continueremo a farlo con un'azione costante". "Un elemento ulteriore di soddisfazione - ha detto ancora - è nel fatto che i boss Lo Piccolo erano un punto di riferimento diretto della rete che esercita il controllo sull'apparato economico siciliano. Colpire questa rete è e resta fondamentale. Da oggi l'economia siciliana può sentirsi un po' più libera, a beneficio dello sviluppo, degli imprenditori onesti e di tutta la società siciliana". "Siamo estremamente soddisfatti. I personaggi arrestati non sono solo latitanti ma capimafia che esercitavano il loro potere sul territorio". Lo ha detto il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, commentando a caldo l'arresto dei boss latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo e dei due favoreggiatori Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi. "Ci attendiamo una serie di conseguenze positive di disarticolazione dell'apparato criminale - ha aggiunto - ed anche sul piano di possibili collaborazioni di imprenditori e commerciati, venuto meno il sostegno dei boss catturati". "Un riconoscimento particolare - ha concluso Messineo - va alla polizia e alla grande professionalità dimostrata nel condurre questa operazione"."Dopo l'arresto di Bernardo Provenzano toccava ai Lo Piccolo e la polizia è riuscita a raggiungere questo risultato portando in cella altri due latitanti". Lo afferma all'Ansa il questore di Palermo, Giuseppe Caruso. "Eravamo sulle tracce dei boss già da tempo - afferma - e questo è un grande risultato, aver preso anche altri due latitanti importanti"."Salvatore Lo Piccolo in questo momento era l'unico in grado di raccogliere l'eredità di Provenzano e quindi era il capo di Cosa nostra e stava tentando la scalata al vertice dell'organizzazione". Lo afferma il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che si è complimentato con il capo della Procura di Palermo, Francesco Messineo, per l'ottima operazione condotta dalla polizia. "L'eccezionale risultato - afferma Grasso - fa fare un grosso passo avanti nel contrasto a Cosa nostra". Il procuratore nazionale ha espresso felicitazioni al capo della polizia, Antonio Manganelli, al questore di Palermo, Giuseppe Caruso e alla sezione Catturandi della Squadra mobile di Palermo."Gli arresti di oggi segnano una giornata straordinaria per la democrazia italiana e la lotta alla mafia. È di grande importanza averli arrestati nel loro territorio, dimostra che erano nel pieno della loro attività criminale". Lo ha detto il presidente della commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione, che si è complimentato con il ministro dell'Interno, il capo della Polizia, la questura e la Dda di Palermo per gli arresti dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi. "I Lo Piccolo - aggiunge - sono due boss protagonisti della nuova ristrutturazione del dopo Provenzano, punto di mediazione con i boss americani, particolarmente attenti alla dimensione economica, finanziaria ed imprenditoriale delle cosche. È la prova che Cosa Nostra può essere colpita e che non ci sono e non ci possono essere zone franche per nessuno dei loro capi. Ora tocca a Messina Denaro ed agli altri boss che assicurano continuità al sistema d'interessi di Cosa Nostra". "La politica - conclude - e le istituzioni devono cogliere questa occasione per accelerare la lotta ai patrimoni mafiosi e colpire il sistema dei fiancheggiatori che consente latitanze così lunghe".L'arresto dei boss avvenuto oggi a Palermo "conferma che la lotta alla mafia è uno dei massimi impegni che le forze dell'ordine portano avanti". Lo ha dichiarato il capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli, commentando da Marrakesh, dove si trova per una riunione dell'Interpol, gli arresti di questa mattina in Sicilia esprimendo vivo apprezzamento per l'importante risultato raggiunto."Un plauso alla polizia ed in particolare agli uomini della squadra Catturandi della Squadra mobile di Palermo per l'operazione odierna nel corso della quale hanno inferto un colpo mortale, mi auguro definitivo, a Cosa Nostra. L'arresto dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo e di Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi, scovati durante un summit di mafia in un comune alle porte di Palermo, è un successo di cui tutti i siciliani sono fieri ed orgogliosi". Lo afferma il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, dopo l'arresto dei mafiosi nel Palermitano. "Voglio rivolgere un ringraziamento - aggiunge - anche a nome di tutti i siciliani, alle forze dell'ordine impegnate contro la criminalità e in particolare, in questo momento, al questore di Palermo, Giuseppe Caruso. Il successo odierno dimostra anche che sia gli investigatori sia gli inquirenti proseguono incessantemente la loro attività alla ricerca dei latitanti al fine di estirpare, una volta per tutte, il cancro mafioso che affligge la nostra Isola e soffoca la grande voglia di legalità"."La cattura del boss Lo Piccolo è uno straordinario risultato delle forze dell'ordine e della magistratura, un nuovo tassello importante e fondamentale per liberare la Sicilia dall'oppressione dell'arroganza mafiosa". Lo afferma il presidente nazionale del Movimento per l'autonomia, Raffaele Lombardo. "Ci complimentiamo con gli inquirenti - aggiunge l'europarlamentare e presidente della Provincia di Catania - che con impegno e sacrificio portano avanti una battaglia fondamentale per il riscatto civile e morale della nostra gente e della nostra terra"."La cattura di Sandro e Salvatore Lo Piccolo sono il risultato del lavoro della Dda, nonostante le difficoltà di mezzi e risorse". Lo dice Rita Borsellino complimentandosi con forze dell'ordine e magistratura per la "brillante operazione e per il lavoro di intelligence che è continuato incessantemente negli anni portando prima alla cattura di Provenzano e oggi all'arresto dei boss che ne avrebbero dovuto prendere il posto". Secondo Rita Borsellino, "questi risultati e il clima di ribellione sociale alla mafia che si respira in Sicilia richiedono un'attenzione maggiore da parte del governo nazionale per il rafforzamento dei mezzi a disposizione della direzione investigativa e della direzione distrettuale antimafia, delle forze dell'ordine per la protezione di chi denuncia, e per la creazione di presidi di democrazia". Il sindaco di Palermo Diego Cammarata si è congratulato con la Polizia per gli arresti di stamattina: "L'operazione di oggi - ha sottolineato - segna un altro importante e duro colpo alla mafia e ai suoi interessi illeciti. Assieme a Lo Piccolo e al figlio sono stati catturati altri due esponenti di spicco, al vertice del nuovo potere mafioso: si toglie forza a Cosa Nostra e si afferma ancora una volta la supremazia dello Stato che nella lotta alla mafia, in questi anni, ha raggiunto molti importati risultati con l'arresto di latitanti e con la confisca di beni che continuano ad alimentare interessi illeciti". "Questi arresti - ha proseguito Cammarata - hanno anche un alto valore simbolico perchè arrivano in concomitanza con le celebrazioni della 'Giornata della memoria', istituita dal Comune di Palermo, con la Curia, per ricordare tutte le vittime della violenza mafiosa, tutti coloro che con il loro sacrificio hanno affermato la democrazia e la legalità e hanno dato un contributo importante nella lotta alla criminalità organizzata e al malaffare. L'operazione di oggi, quindi, è il miglior modo di ricordare la loro memoria e di guardare al futuro con rinnovata speranza". "Un ringraziamento particolare e un plauso - ha concluso il Sindaco - vanno alla Polizia, ma anche a tutte le forze dell'ordine, per il loro lavoro quotidiano in difesa della legalità".
05/11/2007

Folla davanti alla Questura di Palermo
PALERMO - Decine di cittadini e decine di giornalisti, fotografi e cameramen si sono radunati in piazza Vittoria, davanti all'ingresso degli uffici della Squadra mobile, in attesa dell'arrivo dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. I capimafia sono stati trasferiti, per motivi di sicurezza, a bordo di un elicottero nell'aeroporto militare di Boccadifalco. Da lì saranno saranno condotti in Questura. L'ingresso della Squadra mobile è transennato.È stata fissata per le 15, in questura, a Palermo, la conferenza stampa della polizia sull'arresto dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo e degli altri mafiosi catturati questa mattina alle porte di Palermo con un'azione coraggiosa e repentina. I ragazzi di Addiopizzo sono arrivati davanti alla sede della Squadra mobile a Palermo portando una bottiglia di spumante che sarà stappata nel momento in cui le auto della polizia di Stato entreranno nel cortile con i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. I ragazzi hanno esposto uno striscione con scritto "Contro il pizzo cambia i consumi".
05/11/2007


Marsala, studenti applaudono alla notizia dell'arresto
MARSALA (TRAPANI) - Uno scrosciante applauso di un centinaio di studenti marsalesi ha salutato, stamane, la cattura di Salvatore e Alessandro Lo Piccolo. A far scattare l'applauso, nell'aula magna dell'Istituto tecnico commerciale "Garibaldi" di Marsala, è stato l'onorevole Francesco Forgione, presidente della Commissione parlamentare antimafia, che parlando agli studenti ha appreso dell'arresto dei Lo Piccolo da un componente della sua scorta."E adesso vi do una notizia in diretta - ha detto Forgione ai futuri ragionieri, ai quali stava tenendo una conferenza sul tema della legalità - ho appena saputo che hanno arrestato Salvatore e Alessandro Lo Piccolo". L'applauso è, quindi, scattato immediato e fragoroso. "Adesso - ha proseguito il presidente della Commissione antimafia - i nostri sforzi saranno tutti concentrati su Matteo Messina Denaro e la sua rete di protezione".
05/11/2007


Il blitz nella "Giornata della memoria"
PALERMO - L'arresto del boss Salvatore Lo Piccolo è arrivato in un giorno speciale: proprio oggi si celebra a Palermo la 'Giornata della memoria' in ricordo di tutte le vittime della mafia. Le iniziative in memoria dei caduti volute dall'ex cardinale e arcivescovo Salvatore Pappalardo, dunque, si annunciano ancorà più coinvolgenti per i tanti studenti che partecipano a incontri e dibattiti. Lo Piccolo, assieme al figlio Sandro, arrestato anche lui nel blitz della squadra mobile a Giardinello, è infatti considerato il nuovo capo di Cosa nostra, dopo la cattura di Bernardo Provenzano.Nelle scuole medie inferiori e superiori stamattina i docenti stanno dedicando alcune ore di riflessione alla lotta alla mafia, attraverso la realizzazione di un elaborato (disegno, tema, drammatizzazione) o di un dibattito.Nell'auditorium del liceo scientifico Galileo Galilei in mattinata è in programma la drammatizzazione della storia di Rita Atria mentre in serata, alle 21.15, quella di Felicia Impastato (madre di Peppino Impastato), divenute simbolo del rifiuto a piegarsi alla violenza della mafia. Alla rappresentazione saranno presenti il sindaco Diego Cammarata, l'arcivescovo Paolo Romeo, il dirigente scolastico provinciale Riccardo Leone.Il sindaco ha disposto, inoltre, che in tutti gli edifici comunali, sedi istituzionali o di uffici, vengano esposte le bandiere a mezz'asta. Ai ragazzi di tutte le scuole secondarie cittadine verrà anche distribuito un pieghevole con i nomi di tutti i caduti per mano mafiosa. Uno strumento in più per celebrare la Giornata della Memoria. Alle 18 nella Cattedrale è prevista una messa in memoria delle vittime di mafia.Sarà inoltre presentato a Villa Niscemi, sede di rappresentanza del sindaco, il volume, patrocinato dal Comune, "La Scelta-Storie da non dimenticare", diciotto racconti tra fiction e cronaca dedicati alla memoria delle vittime di Cosa nostra, firmati da giornalisti, scrittori, magistrati e artisti siciliani. I racconti sono preceduti dai contributi di tre imprenditori che hanno detto no alla logica al racket delle estorsioni: Giuseppe Catanzaro, Rodolfo Guajana e Andrea Vecchio.
05/11/2007

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