martedì 15 gennaio 2008

Chi è Michele Bonavota?

Michele Bonavota, 40 anni, è legato da rapporti di parentela ai componenti dell'omonima cosca di S.Onofrio, recentemente disarticolata da un'operazione dei carabinieri nel vibonese, che ha portato all'arresto di 6 persone

30/10 I carabinieri hanno fermato nella notte nel Vibonese sei persone presunte affiliate alla cosca Bonavota di Sant'Onofrio. I fermi sono stati fatti dai militari del Comando provinciale di Vibo Valentia, in esecuzione di provvedimenti emessi dalla Dda di Catanzaro. L'inchiesta, condotta dal pm antimafia Marisa Manzini, ha portato alla disarticolazione di quella che viene considerata dagli investigatori una delle più potenti cosche della 'ndrangheta, con ramificazioni a Roma e a Torino, dove secondo l'accusa venivano riciclati i proventi delle estorsioni fatte in Calabria costituendo e finanziando società commerciali che operavano in vari settori. Tra le persone coinvolte nell'operazione anche il presunto capo della cosca, Pasquale Bonavota, di 33 anni, che da tempo aveva stabilito la sua residenza a Roma, gestiva gli affari del gruppo criminale.
Spagnuolo (DDA) "Passo in avanti contro il crimine". ''L'operazione della Dda di Catanzaro contro la cosca Bonavota di Sant'Onofrio, che segue di un solo giorno quella contro il clan Calvano di San Lucido, rappresenta un ulteriore significativo progresso dell'azione di contrasto al crimine organizzato nel circondario di Vibo Valentia". Lo afferma, in una dichiarazione, il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Mario Spagnuolo. "Vengono colpiti, infatti - aggiunge Spagnuolo - sia il vertice ed il gruppo di fuoco della cosca, che il patrimonio illecitamente acquisito. Il lavoro della Dda, tenuto conto del radicamento del gruppo criminale nel centro e nel nord Italia ha riguardato l'intero territorio nazionale e continua al fine di acquisire sempre più utili riscontri all'ipotesi investigativa".
Potenza di fuoco, militare. Ci sono anche i presunti autori dell'omicidio di Raffaele Cracolici, ucciso il 4 maggio 2004 in un agguato alla periferia di Pizzo nel corso del quale furono sparati 23 colpi d'arma da fuoco, tra le persone fermate stamani dai carabinieri di Vibo Valentia con l'accusa di essere affiliate al clan Bonavota di Sant'Onofrio. Un omicidio, hanno rilevato gli investigatori, eseguito con metodi militari e con inaudita spietatezza messo in atto con dispendio di uomini e mezzi sia nella fase della pianificazione, con veri e propri servizi di pedinamento ed appostamento, che secondo quanto emerso dalle indagini sarebbero duranti anche alcune settimane, sia nella fase dell'esecuzione, portata a termine con l'utilizzo di kalashikov. Le armi servivano, secondo gli investigatori, a garantire alla famiglia una potenza di fuoco tale da poter reggere allo scontro con le cosche rivali e dare, anche, un segnale a tutti della propria forza e della propria determinazione. Quella dei Bonavota, hanno accertato i carabinieri, era una cosca in continua espansione che, grazie al basso profilo tenuto negli ultimi anni, era riuscita a stringere alleanze con le consorterie limitrofe, dagli Anello di Filadelfia, ai Lo Bianco di Vibo fino ai Mancuso di Limbadi, ponendosi con queste cosche storiche su un piano di parità.
Dominio incontrastato nel racket delle estorsioni. Esercitavano un dominio incontrastato del racket delle estorsioni nei comuni di Sant'Onofrio, Stefanaconi e Maierato, gli affiliati alla cosca Bonavota di Sant'Onofrio, grazie anche ad un capillare controllo del territorio attuato con vere e proprie ronde fatte 24 ore su 24 per monitorare gli spostamenti e le attività delle forze dell'ordine e degli eventuali avversari. E' quanto è emerso dall'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che stamani ha portato all'esecuzione, da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia, di sei fermi. Le accuse nei confronti dei fermati è associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata agli omicidi, alle estorsioni, all'usura, ai danneggiamenti ed al traffico di droga tra la Calabria ed il nord Italia. L'operazione, denominata "Uova del drago", è giunta dopo quattro anni di indagini. I fermati sono Pasquale Bonavota, di 33 anni, Domenico Cugliari (48), Nicola Bonavota (31), Onofrio Barbieri (27), Carlo Pezzo (27) e Vincenzino Fruci (31). La cosca, secondo quanto riferito dagli investigatori, aveva ramificazioni in tutta Italia con forti interessi economici a Roma e in Piemonte, in particolare Torino, dove decine di attività economiche erano state costituite e finanziate con i proventi dei traffici illeciti e delle estorsioni perpetrate in Calabria. L'organizzazione secondo l'accusa era diretta in maniera "ferrea e spietata" da Pasquale Bonavota che, da Roma, impartiva disposizioni sulla gestione del denaro e sull'eliminazione degli avversari. In particolare i Bonavota avevano esteso la propria influenza verso le aree industriali e commerciali di Vibo Valentia e Pizzo dove il loro dominio era diventato ormai incontrastato e riconosciuto anche dalle altre 'ndrine della regione. L'operazione è stata condotta con l'impiego di oltre 150 carabinieri. L'intero abitato di Sant'Onofrio è stato circondato dai militari che hanno bloccato tutte le vie di accesso. I militari sono poi entrati in azione, in alcuni casi calandosi dagli elicotteri, per sorprendere nel sonno le persone da fermare.
Anche un caso di lupara bianca. C'é anche un caso di "lupara bianca" nelle indagini sulla cosca Bonavota che la scorsa notte hanno portato all'esecuzione da parte dei carabinieri di sei provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro. La persona scomparsa è un assicuratore, Michele Penna, di 29 anni, segretario cittadino dell'Udc di Stefanaconi. Il giovane é scomparso dal 19 ottobre scorso, giorno in cui ha portato l'automobile da una lavaggista di Stefanaconi senza poi ritirarla. La Dda sta facendo indagini nell'ipotesi che la scomparsa di Penna possa essere attribuita ad elementi della cosca Bonavota con i quali l'assicuratore potrebbe avere avuto contrasti per motivi in corso d'accertamento. Incontrando i giornalisti a Catanzaro insieme agli ufficiali del Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, il procuratore aggiunto della DDa, Mario Spagnuolo, ed il sostituto Marisa Manzini hanno riferito che la cosca Bonavota da tempo aveva avviato "importanti attività economiche e commerciali" a Roma, dove si era trasferito da tempo Pasquale Bonavota, ed a Torino. La Dda sta approfondendo adesso questo specifico filone di indagini per arrivare, eventualmente, al sequestro delle società cui fanno capo le attività economiche della cosca Bonavota. E' stato anche riferito che, oltre ai sei già eseguiti, la Dda ha emesso altri tre provvedimenti di fermo che riguardano persone che si sono rese irreperibili. Si tratta di Francesco Fortuna, di 27 anni, Domenico Bonavota (28), e Antonio Patania
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