domenica 9 marzo 2008

Il comunicato stampa della Cgil per il 60mo anniversario dello assassinio di Placido Rizzotto

LUNEDI' 10 E MARTEDI' 11 MARZO LA CGIL DI CORLEONE, IN COLLABORAZIONE COL COMUNE, RICORDA IL 60° ANNIVERSARIO DELL'ASSASSINIO DI PLACIDO RIZZOTTO. ALLE INZIATIVE PARTECIPERANNO, TRA GLI ALTRI, DON LUIGI CIOTTI, MAURIZIO CALA', GIUSEPPE LUMIA, UNA DELEGAZIONE TOSCANA GUIDATA DA MAURO FUSO, SEGRETARIO DELLA CGIL DI FIRENZE, E MAURIZIO PASCUCCI DELL'ESECUTIVO DI ARCI TOSCANA. "IL SOGNO DI RIZZOTTO OGGI SI REALIZZA CON I GIOVANI DELLE COOP SOCIALI CHE LAVORANO SUI TERRENI CONFISCATI ALLA MAFIA", DICE DINO PATERNOSTRO, SEGRETARIO DELLA CGIL DI CORLEONE.
Quando, la sera del 10 marzo 1948, Placido Rizzotto fu sequestrato ed ucciso dalla feroce mafia del feudo, nessuno sentì o vide niente. Sono passati 60 anni da quella serata di marzo del 1948, quando i "signori" della terra e della lupara decisero che per Placido Rizzotto non doveva spuntare più l'alba. Lo sequestrarono, l'uccisero, ne buttarono il cadavere nel ventre nero di Roccabusambra, per cancellarne ogni traccia, ma non ci riuscirono. Poco più di un anno dopo arrivò a Corleone un giovane capitano dei carabinieri, che era stato un partigiano come Rizzotto, e si mise in testa che doveva trovare gli autori dell'orrendo crimine. Negli stessi giorni arrivò a Corleone anche uno studente universitario di appena ventuno anni. E si mise in testa di sostituire Rizzotto alla Camera del lavoro, di chiamare a raccolta i contadini, di incoraggiarli, di riportarli nuovamente all'occupazione delle terre. Carlo Alberto Dalla Chiesa riuscì a scoprire chi aveva sequestrato ed ucciso Rizzotto, li arrestò e li fece processare, ma la giustizia ingiusta di allora li assolse per insufficienza di prove. Pio La Torre riuscì a dare nuovamente coraggio ai contadini, li guidò nuovamente sulle terre, che occuparono e seminarono. Fino alla riforma agraria del 1950, che spezzò il latifondo, senza però assicurare il futuro sognato ai lavoratori della terra.

Ma oggi tante terre che i contadini avevano occupato e di cui i mafiosi si erano appropriati, sono state confiscate ed assegnate a cooperative di giovani, che le coltivano e vi ricavano il necessario per vivere. Sono loro i veri eredi dell'antimafia contadina di 60 anni fa. Sono questi "nipotini" di Rizzotto, che oggi hanno la capacità e la voglia di costruire i "ponti della solidarietà" con la Toscana, con l'Emilia-Romagna e tante altre regioni importanti d'Italia. Non a caso lunedì e martedì sarà a Corleone per ricordare Rizzotto anche una delegazione della toscana, guidata da Mauro Fuso, segretario generale della Camera del lavoro di Firenze, e Maurizio Pascucci, dirigente dell-Arci. Non a caso lunedì mattina sarà a Corleone don Luigi Ciotti, che sta sostenendo con forza le cooperative di Libera Terra.

«Lunedí – dice Dino Paternostro, segretario della Cgil di Corleone - sarà una giornata della memoria, ma anche una giornata per chiedere allo Stato di sostenere l'impegno dei giovani che lavorano sui terreni confiscati. Sono loro oggi i veri eredi di Rizzotto e dei contadini di 60 anni fa. Nelle giornate di lunedì e martedì chiederemo, insieme a don Luigi Ciotti e ai familiari del sindacalista, che vengano seriamente cercati i resti di Rizzotto e restituiti alla famiglia, alla Cgil e alla sua città».

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