sabato 15 marzo 2008

Mafia, giornata della memoria a Bari

Al corteo anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti e il vicepremier d'alema. La manifestazione in ricordo delle vittime organizzata dall'associazione Libera di Don Ciotti «Siamo 100 mila»

BARI - Sono più di 100.000 - secondo gli organizzatori - le persone che hanno partecipato alla Giornata della memoria per le vittime di mafia a Bari ( ■ il video ), trasformatasi in una grande e colorata festa alla quale partecipano adulti, ragazzi e bambini. Lungo il percorso (il corteo si è snodato fino al parco di Punta Perotti, dove c'era l'eco-mostro poi abbattuto) sono stati letti gli oltre 700 nomi di tutte le vittime delle mafie. Nomi di semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell'ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perchè, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere.

«LA LEGALITA' NON SI PREDICA» - «Fuori le mafie dalle nostre vite», «Insieme per ricordare e cambiare», «La legalità non si predica, si pratica»: queste alcune delle scritte che campeggiano sugli striscioni. Ci sono gonfaloni dei Comuni di numerose città d'Italia: sono molti quelli che provengono dalla Sicilia e tanti quelli dei Comuni del brindisino e del Salento, dove per lungo tempo ha dominato l'organizzazione di tipo mafioso "Sacra Corona Unita". Tra i partecipanti istituzionali, il presidente della Camera Fausto Bertinotti, il vicepremier Massimo D'Alema e il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. I giovani hanno usato treno, auto, pullman per raggiungere il capoluogo pugliese e partecipare alla manifestazione, dove ora si scandiscono i nomi delle vittime di mafia. «Difendiamo la verità - gridano i ragazzi - e la cultura della legalità».

DON CIOTTI - «Il cambiamento ha bisogno di noi, non di un Dio». Lo ha detto il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, sintetizzando l'impegno richiesto ai giovani per Combattere le mafie. «C'è una corresponsabilità che ci appartiene», ha aggiunto mentre sfilava alla testa del corteo a Bari. «Chiediamo allo Stato, alle istituzioni, alle amministrazioni di fare la loro parte, non dimenticando - ha continuato - le espressioni positive e rinunciando a quelle cose che non vanno bene. Dobbiamo prendere coscienza che il cambiamento ha bisogno delle nostre scelte, del nostro impegno, del nostro coraggio, della nostra voglia di metterci in gioco, delle denunce che nella quotidianità fanno la loro parte. In questo senso il lavoro con le scuole, con le università, con il mondo del lavoro, le confische dei beni, sono i segni della concretezza, della speranza».
Il Corriere della Sera, 15 marzo 2008

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