martedì 2 settembre 2008

Confindustria Sicilia non molla!

L'associazione siciliana degli imprenditori prosegue sulla linea della fermezza nella guerra al racket: 10 espulsi, altri 30 associati sospesi, in totale 51 provvedimenti al vaglio dei probiviri. C'è pure chi ha preferito allontanarsi per evitare l'espulsione. Il presidente Lo Bello: "Essere cacciati vuol dire esporsi alla gogna pubblica. Un modello? Gela, dove non si fa antimafia di facciata. E adesso dobbiamo compiere un salto di qualità e collaborare nella lotta al riciclaggio e all'aggressione dei patrimoni degli imprenditori collusi ". Aumentano gli iscritti: "Oggi Libero Grassi non sarebbe più solo".
Palermo, 2 settembre 2008 – Ad un anno dalla riunione straordinaria a Caltanissetta del Consiglio direttivo di Confindustria Sicilia che introdusse nel Codice etico l’incompatibilità fra l’essere associati a Confindustria e avere rapporti con la criminalità organizzata, oggi a Palermo il presidente degli industriali siciliani, Ivan Lo Bello, ha tracciato un bilancio “qualitativo e quantitativo” dell’impegno dell’organizzazione per l’affermazione della legalità nell’economia dell’Isola.
“Sotto il profilo qualitativo – ha spiegato Lo Bello – è aumentata notevolmente la percezione del fenomeno mafioso come fattore che impedisce lo sviluppo economico e civile ed in questo contesto oggi la Sicilia è percepita nel Paese e all’estero come la regione del Mezzogiorno che sta cercando più concretamente di cambiare. E c’è un pezzo di società civile, nazionale ed internazionale, che guarda con fiducia alla Sicilia. Tant’è che registriamo un fronte importante di imprenditori che sta valutando positivamente l’esistenza finalmente di condizioni per realizzare investimenti nella nostra regionale”.
Quanto ai dati, Ivan Lo Bello, assieme ai presidenti Antonello Montante (Caltanissetta), Giuseppe Catanzaro (Agrigento), Nino Salerno (Palermo), Davide Durante (Trapani), Ivo Blandina (Messina), Marco Venturi (Piccola Industria) e Giorgio Cappello (Giovani), ha dichiarato che dopo l’1 settembre 2007 64 imprenditori hanno deciso di collaborare attivamente con le forze dell’ordine o denunciando gli estortori o confermando le evidenze investigative (prima erano meno di 5) e che per 51 associati è scattata l’applicazione del Codice etico.
Di questi, 30 sono sospesi e, se non decideranno di collaborare, saranno espulsi; per altri 10 è scattata la sanzione massima, mentre 10 si sono allontanati spontaneamente prima dell’adozione del provvedimento estremo. Confindustria Trapani e Messina hanno inoltre invitato gli associati a produrre i certificati antimafia e dei carichi pendenti, e quelli che non l’hanno fatto saranno deferiti ai probiviri per l’adozione dei provvedimenti necessari.
L’azione antimafia ha prodotto altri due risultati positivi: chi deve aprire una nuova azienda, piuttosto che chiedere alla mafia la “messa a posto”, oggi chiede assistenza preventiva alle forze dell’ordine e alle associazioni industriali. E l’azione per la legalità è diventata un punto di forza del sistema associativo, tanto che le richieste di nuove iscrizioni alle associazioni provinciali nell’ultimo anno sono aumentate.
Lo Bello, a dimostrazione che la strada imboccata è quella giusta, ha citato varie novità.
E’ aumentata la collaborazione con le associazioni antiracket e con le altre organizzazioni di categoria e, laddove si è consolidata la fiducia nelle istituzioni, gli imprenditori hanno visto bene l’azione di Confindustria e hanno scelto di collaborare.
Ivan Lo Bello ha, in particolare, apprezzato “il ruolo efficace che sta avendo a Palermo un originale modello come l’esperimento di Libero Futuro, perché associa la freschezza dei giovani di ‘Addiopizzo’ e la consolidata competenza e esperienza del mondo antiracket”.
Su questa strada si andrà avanti nel prossimo anno, rinnovando l’invito agli associati a prendere coraggio e denunciare gli estortori, ma anche intensificando il rapporto con le forze dell’ordine “per disboscare la zona grigia e di collusione – ha detto Lo Bello - fra la mafia e una minoranza dell’imprenditoria che non paga il pizzo, ma che sta sul mercato artificialmente grazie al sostegno della criminalità”. Di questo Lo Bello e gli altri presidenti hanno discusso oggi in un incontro con il neo-questore di Palermo, Alessandro Marangoni.
Altra importante innovazione, oltre all’aumento di costituzioni di parte civile, è la possibilità, introdotta per la prima volta ad Agrigento in un procedimento, di svolgere l’incidente probatorio molto tempo prima dell’avvio del dibattimento, per consentire agli imprenditori di confermare le denunce e di sottrarsi subito alle minacce di ritorsione.
“Solleciteremo gli avvocati difensori – ha dichiarato Lo Bello – affinché questo schema sia ripetuto sempre”.
Il presidente di Confindustria Sicilia, poi, ha annunciato l’imminente nascita di altre associazioni antiracket.
Riferendosi, infine, all’altro nodo che frena lo sviluppo, cioè l’infiltrazione di Cosa nostra nel sistema pubblico, Lo Bello ha auspicato che “il presidente della Regione, Lombardo, così come promesso, accolga al più presto la nostra richiesta di una commissione di altissimo livello, composta da magistrati non più in prima linea e da studiosi, per definire un codice etico di governance delle pubbliche amministrazioni che issi un argine alle infiltrazioni mafiose. Ma già consideriamo segnali positivi le dichiarazioni dell’assessore alla Presidenza, Ilarda, e l’iniziativa per la riforma dei consorzi Asi assunta dall’assessore all’Industria, Gianni”.
Su questo versante è stato rinnovato l’invito ai sindaci “ad un impegno costante a fianco degli imprenditori per sostenerne il coraggio”. Lo Bello, ammettendo che vi sono numerosi primi cittadini impegnati, ma anche “tante situazioni di timidezza”, ha citato per tutti l’esempio “del sindaco di Gela, Rosario Crocetta, che pur operando in un contesto difficilissimo, ha adottato provvedimenti amministrativi concreti sul fronte antimafia ottenendo risultati esaltanti: 90 imprenditori che collaborano, di cui 40 dopo l’1 settembre (20 sono associati a Confindustria Caltanissetta) e una grande società come l’Eni aiutata a superare una complessa situazione di infiltrazioni”.

2 settembre 2008

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