venerdì 13 febbraio 2009

Casapesenna, tredici consiglieri comunali si dimettono con atto notarile

di Pietro Nardiello
Quando la magistratura bussa alle porte della politica l’imbarazzo, prima, e lo scompiglio, poi, iniziano a farla da padrona. Interrogativi, però, bisognerebbe porseli anche quando nessun uomo della procura si presenta all’anticamera della stessa. Siamo in terra di camorra, non dimentichiamolo e la zona grigia, dove si preferisce concludere gli affari, si allarga, senza controllo, proprio come se fosse una macchia d’olio. In queste ore nel comune di Casapesenna, uno dei tre che il fascismo raggruppò in quel di Albanova, gli altri erano Casal di Principe e San Cipriano D’Aversa, il consiglio comunale è stato sciolto perché tredici consiglieri su sedici hanno rassegnato le proprie dimissioni dalla carica dopo aver stipulato un atto pubblico sottoscritto presso uno studio notarile di Casal di Principe senza indicare, a quanto pare, una motivazione causando così la caduta della giunta guidata da Giovanni Zara.
Riavvolgiamo il nastro ritornando indietro di dieci mesi, all’elezioni dello scorso anno che hanno visto concorrere solo una lista di centro destra, “Democrazia e Libertà”, guidata dal futuro primo cittadino Giovanni Zara, e che annoverava tra le fila anche il sindaco uscente Fortunato Zagaria, all’epoca già al secondo mandato, ed altri volti noti di quelle aule riconfermati dallo spoglio delle urne che assegnò, agli unici partecipanti, i 16 seggi a fronte di 3.466 preferenze. Nessuna lista a contendersi la giuda della Casa Comunale, solo una coalizione e nessuna sorpresa, chissà poi perché. Questo è il terzo scioglimento anticipato in soli dieci anni, senza contare, poi, i due per infiltrazione camorristica. A Casapesenna, dunque, nonostante ci si trovi in un Comune che fa parte del Consorzio “Agrorinasce”, presieduto dalla Prefettura con la dott.ssa Immacolata Fedele, e del quale fanno parte anche i centri di Casal di Principe, San Marcellino, San Cipriano d’Acersa, Santa Maria la Fossa e Villa Literno, è difficile che la politica possa svolgere serenamente e senza pressioni la propria azione. Questo Giovanni Zara lo avrebbe dovuto sapere visto che in passato, per due anni e mezzo, è stato vice sindaco nella giunta guidata da Fortunato Zagaria. La politica però, spesso si regge con formule matematiche che si traducono nel semplice dare ed avere, spese, costi e ricavi, cioè potere. In questi dieci mesi Zara avebbe voluto avviare un nuovo percorso, a partire dal riutilizzo dei beni confiscati che, stranamente, proprio in questo comune che fa parte di Agrorinasce, o restano inutilizzati o impiegati per rimpinguare le casse comunali. Qui l’unica banca del paese paga l’affitto al Comune perché ospitata nella fabbricato confiscato a Michele Zagaria senza che nessuno si chieda, ancora una volta, e nemmeno dalla Prefettura, il perché di questa forzatura della legge. Adesso ci si avvierà verso nuove elezioni e chissà se sei ai nastri di partenza della prossima tornata elettorale l’avversario non sarà nuovamente e soltanto il quorum. L’attenzione degli inquirenti, però, non dovrebbe mancare anche in caso di lotta politica tra più liste. Sono i fatti che ci inducono a pensare che la democrazia in questo centro, così come in altri, non sia ancora un fatto compiuto.
Liberainformazione, 13.02.2009

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