martedì 10 marzo 2009

La ballata di Sacco e Vanzetti

Alle 8,15 della mattina di venerdì 14 ottobre 1927 un treno merci si ferma nella stazione di Villafaletto, paese in provincia di Cuneo. Dal carro merci staccato dal resto del convoglio scendono un commissario, un tenente della milizia e quattro militi in borghese. Ad attenderli c’è il questore. Dal treno non scende un criminale in carne e ossa, ma qualcosa che per il regime è molto più pericoloso: una scatola, una cassetta per l’imballaggio delle merci. Dentro, un’urna metallica. Dentro all’urna, le ceneri di due uomini, due italiani, due anarchici mandati a morte in America. Innocenti. Sono le ceneri di Nicola Sacco e Bartolomero Vanzetti. Le ceneri vengono divise, quelle di Sacco proseguiranno il viaggio verso Torremaggiore, Puglia, le altre si fermano qui. In entrambi gli scali, due diversi tipi d’uomo e stati d’animo accolgono quel che resta dei due emigrati: il potere che teme disordini, teme che i due possano diventare simboli, martiri della libertà e i poveri, i vinti, i contadini, i paesani venuti a salutare i propri simili. Incomincia con queste immagini il libro di Lorenzo Tibaldo Sotto un cielo stellato. Vita e morte di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti (Claudiana, 19,50 euro). Incomincia dalla fine e poi torna indietro e, attraverso lettere e documenti inediti ricostruisce la Ballata di Nick e Bart da quando partirono lasciando un’Italia che non aveva niente da dare per trovare un’America che poteva dare soltanto a chi fosse disposto a depredarla. Niente prima e niente dopo. Scrive Vanzetti: “Diroccammo montagne, estirpammo foreste, erigemmo palazzi, per poi aver nulla, tal è la mia storia”. Quello che colpisce è vedere come, attraverso le lettere ai familiari, soprattutto quelle di Vanzetti, maturi in loro l’idea di ingiustizia, il rifiuto di sottostare all’odio, all’ignoranza, all’intolleranza, alla legge che affama gli uomini. Come dopo giornate di lavoro, settimane senza pausa trovassero il tempo di leggere, studiare, cercare risposte a tanta sofferenza. E’ un mondo fatto con materiali poveri, come i vinti piemontesi di Nuto Revelli, i braccianti sotto il sole del Sud, la discreta solidarietà civile di De Amicis, l’isolamento degli italiani in America, Tolstoj, Marx. Un impasto che porta all’anarchismo, l’unica risposta che potesse contenere nella sua assenza di confini tutto questo annaspare. Ma qui la sofferenza si trasforma in persecuzione. Con la paranoia che solo la società americana riesce a produrre e instillare nei propri cittadini, i due si ritrovano accusati, condannati e giudicati senza prove, senza indizi, senza movente per un delitto che non hanno commesso. Ma sono italiani, sono anarchici e questo basta. Il libro contiene una ricca bibliorafia e un inserto fotografico con immagini mai viste prima in parte riprodotto in questa galleria fotografica.
La Repubblica, 10 marzo 2009
NELLA FOTO: Nicola Sacco e Bartolomero Vanzetti.

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