lunedì 31 agosto 2009

Lo scrittore siciliano Andrea Camilleri annuncia: "Tranquilli, farò altri 5 Montalbano"

Camilleri rassicura i lettori: "Sono alle prese con il mio commissario estivo e ne ho ancora 4 da pubblicare. A 84 anni rimango ottimista, ma ho il rimpianto di essere stato abbandonato dalla poesia e il dispiacere di vedere questa Italia che non reagisce"
ROMA - I fan del commissario Montalbano possono stare tranquilli, il padre del poliziotto amante delle nuotate e degli arancini, Andrea Camilleri, sta scrivendo al fresco di Santa Fiora (Grosseto) quello che lui stesso definisce "il mio Montalbano estivo". E lo scrittore siciliano, in un'intervista all'Ansa, rassicura poi i suoi ammiratori che non sarà il solo ancora inedito. "La mia casa editrice Sellerio ne ha ancora quattro da pubblicare". Lo scrittore parla in occasione del Premio Cesare Pavese 2009 che riceverà domani sera a Santo Stefano Belbo (Cn) per il suo libro "La danza del gabbiano" (Sellerio): "Sto per fare 84 anni e non mi manca certo l'ottimismo". Unico rimpianto quello di essere stato abbandonato dalla poesia: "Ho un solo dispiacere. Giovanissimo ero un poeta anche molto apprezzato, mi pubblicava Giuseppe Ungaretti, ma a un certo punto la poesia mi ha fatto 'ciao', se n'è andata. Forse ero gelosa perché mi ero messo a fare teatro". Ma Camilleri è anche un uomo profondamente critico, che definisce l'Italia di oggi come "una spugna”. “Il mio stupore – dice - è che assorbe tutto. E' priva di reazione e il fatto che non reagisca è un grosso rischio". Sulla sicilianità che sarà anche in qualche modo protagonista del film di apertura della 66esima edizione del Festival di Venezia 'Baaria' di Giuseppe Tornatore dice: "Il fatto stesso che la Sicilia sia un'isola non è cosa da poco. Noi, come gli irlandesi e i sardi, siamo sempre un po' diversi dalla gente del continente. Ovvero abbiamo esaltati tutti i pregi, i difetti, le virtù di una popolazione che vive dentro un calderone con pochi contatti all'esterno. Ma noi siciliani siamo anche dei bastardi, con tredici dominazioni diverse bisogna credere che le nostre nonne si siano date da fare...". Proprio Tornatore ha esaltato la bellezza del dialetto. "Come sosteneva Bruno Miglorini - aggiunge Camilleri - la lingua è come un albero e i dialetti la sua linfa. Questo non vuol dire, come sostengono alcuni, che si deve imporre, perché il dialetto tolto dalla cornice dell'italiano non ha più senso. Queste differenze insomma sono fatte per riunire non per dividere".
29/08/2009

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