domenica 13 dicembre 2009

Scarcerato boss che uccise Graziella Campagna

MESSINA - È bufera sulla scarcerazione di Gerlando Alberti Jr, 71 anni, che stava scontando l'ergastolo per aver assassinato assieme a Giovanni Sutera il 12 dicembre '85 in provincia di Messina, la 17enne Graziella Campagna. La stiratrice, sorella di un carabiniere, venne rapita alla fermata dell'autobus e ammazzata con cinque colpi di lupara a Forte Campone, nel bosco di Musolino, perché si era impossessata di un'agendina dimenticata in un capo di vestiario portato da Alberti nella lavanderia dove lavorava la ragazza. L'agendina poteva compromettere la latitanza dei due mafiosi.Le condizioni di salute di Gerlando Alberti junior sono state giudicate non compatibili con la detenzione carceraria, la sua cartella clinica parla di "tumori maligni e benigni". Così il giudice di sorveglianza, accogliendo l'istanza del difensore Antonello Scordo, gli ha concesso gli arresti domiciliari nella sua casa di Falcone, in provincia di Messina, a pochi chilometri dal paese di Graziella.Proprio oggi, nel ventiquattresimo anniversario dell'assassinio, la ragazza è stata ricordata con una manifestazione al Palasport di Saponara a lei dedicato. Presenti i ragazzi delle scuole di tutta la provincia e gli attori della fiction Rai «La vita rubata», Beppe Fiorello (che ha interpretato il ruolo del fratello di Graziella, Pietro), Larissa Volpentesta e Alessio Vassallo, oltre al regista Graziano Diana. Fiorello, commentando la scarcerazione di Alberti parla di «una decisione azzardata». Pasquale Campagna, il fratello di Graziella, attacca: «È una cosa sconvolgente e vergognosa, che offende la dignità di mia sorella, della nostra famiglia e di tutti gli italiani». La decisione del tribunale di sorveglianza di Bologna di concedere gli arresti domiciliari ad Alberti, è stata presa dal tribunale collegiale, formato da quattro giudici, con il parere favorevole del procuratore generale. In particolare, sottolinea il presidente del tribunale, Francesco Maisto, il provvedimento «nasce solo da una richiesta specifica e ufficiale fatta dal carcere di Parma per le gravi condizioni di salute del detenuto. E dopo non c'è stato nessuno ricorso in Cassazione». E aggiunge: «Se la gente muore in carcere, poi si dice che il giudice sbaglia». Nessun commento a proposito della verifica ordinata dal guardasigilli Angelino Alfano per accertare la regolarità della decisione. «Ho disposto un accertamento e raccomandato celerità e solerzia affinché si faccia luce sulla scarcerazione di Gerlando Alberti junior», ha detto Alfano. Alberti potrà lasciare gli arresti domiciliari solo scortato e per motivi di terapia e potrà vedere solo la moglie e i figli. Gli arresti domiciliari gli sono stati concessi per un periodo di otto mesi, «in luogo del differimento della pena», in base - secondo quanto si è appreso - all'articolo 147 del Codice penale, che fa riferimento alla pietas quando per il detenuto sussiste il pericolo di morire in carcere.«E' un regalo a un boss mafioso che non bisogna assolutamente consentire. Lo Stato deve reagire e io combatterò contro questa decisione», afferma il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della commissione nazionale Antimafia come Giampiero D'Alia (Udc), che parla di «una decisione vergognosa», «un segnale tutt'altro che buono» che «riguarda uno degli omicidi più efferati commessi in Sicilia». Lo definisce «fatto sconcertante», infine, il sindaco di Saponara, Nicola Venuto.
(La Repubblica, 12 dicembre 2009)

1 commento:

piero ha detto...

Giorno 11 Dicembre 2009 ho appreso la notizia che Alberti Gerlando uno dei carnefici di mia sorella, condannato al carcere a vita (con fine pena mai) ha ottenuto da parte del tribunale di sorveglianza di Bologna il beneficio degli arresti domiciliari presso la sua abitazione sita in provincia di Messina, esattamente nel comune di Falcone, ove a suo tempo dimorava come latitante. Sino ad oggi il condannato beneficiario, nonostante la sentenza di primo grado, secondo grado e conferma definitiva della Cassazione, ha scontato solo circa un anno di carcere per l’assassinio di Graziella e non ha mai mostrato segno di pentimento; Non ha mai collaborato con la giustizia; Non ha mai fatto i nomi dei suoi protettori e fiancheggiatori.
A Graziella, mentre si trovava in ginocchio a supplicare i suoi carnefici, non gli è stata concessa nessuna pietà, questi hanno premuto il grilletto del fucile per cinque volte, senza rimorso di coscienza. Graziella è stata cancellata completamente dalla vita, non può più respirare, non si può più curare( gli è stato tolto il dono della vita, lo stesso dono che hanno loro (i suoi carnefici).
Oltre ad uccidere Graziella è stata distrutta tutta la mia famiglia.
Ammesso che sia vero che il beneficiario degli arresti domiciliari stia male e si debba curare, a cosa serve il carcere?
La sua abitazione è una casa di cura? (fumare e consumare caffè).
Per l’anniversario della morte di Graziella, da parte dello stato aspettavamo un mazzo di fiori, invece?....
Viene offesa la Costituzione Italiana che è la legge fondamentale di quel poco di Stato che è rimasto.
Come cittadino Italiano non mi riconosco in questo stato, nonostante credo nella Giustizia, mi sento istigato a non osservare e rispettare le leggi, perseguitato dalla stessa giustizia a non credere in essa. Si è arrivati al punto di capire che l'uomo è inferiore agli animali.
Di quanto sta accadendo in questi ultimi anni solo chi è amante e assetato di giustizia può fare qualcosa affinchè questo Stato ritorni alla normalità, nel bene dei nostri figli che sono il futuro di questo Mondo.
Non dimentichiamo che abbiamo il sacro dovere, che come i nostri avi hanno consegnato la terra pulita e ordinata, così la dobbiamo trasmettere ai nostri figli.
Di quanto sopra detto, in onore di tutte le vittime di mafia e del terrorismo.
Piero Campagna