martedì 4 maggio 2010

Chi produce i programmi Rai? Mediaset di Berlusconi, la principale concorrente

Effetto boomerang di uno scoop del Giornale, edito dal fratello del Premier. Tutto comincia con uno scoop del Giornale. Le mogli di Fini e di Bocchino sono in affari con la Rai, scrive il Giornale. E Italo Bocchino, su Sky, risponde: “Il principale produttore Rai è Endemol, di proprietà del Premier”
La vicenda può diventare una pièce teatrale, Sembra pensata da Feideau. Non c’entrano gli adulteri, ma le mogli e le compagne sì. Ed anche le furbizie che si trasformano in clamorose idiozie. Ma raccontiamola la storia, fin dall’inizio. Con una clamorosa operazione, il 14 maggio 2007, Mediaset si aggiudica l'asta per l'acquisto di Endemol ed entra a vele spiegate in Rai, pressoché indisturbata. L’Endemol così diviene il cavallo di Troia di Mediaset. In partecipazione con una finanziaria Silvio Berlusconi si assicura il controllo di una fetta consistente del palinsesto RAI: la televisione pubblica italiana trasmette 735 ore annuali di programmi targati Endemol. Una occupazione “manu militare” della concorrenza. Mentre la politica, i salotti buoni della finanza e dell’editoria italiana discutono di conflitto d’interesse e l’opportunità di trovare un antidoto al duopolio della tv italiana, Silvio Berlusconi “colonizza” il servizio pubblico senza colpo ferire. Non ha dovuto sparare nemmeno un colpo, glielo lasciano fare sotto gli occhi di tutti. Nessuna reazione, nessuna domanda, nessun dubbio. Oggi il principale competitor del servizio pubblico, Mediaset, fabbrica i programmi della Rai, e si fa pagare una barca di soldi. Avendo le carte a posto. Tutto regolare. Com’è andata? Il 9 marzo del 2007, il gruppo spagnolo Telefónica mette all'asta il suo gioiello Endemol ed il 30 marzo, ultimo giorno utile per presentare le offerte, partecipano alla corsa per l'acquisizione diversi colossi internazionali dell'intrattenimento e dell'editoria, come il gruppo Time-Warner, la Moët Hennessy Louis Vuitton di Bernard Arnault, la Walt Disney, la News Corporation di Rupert Murdoch, l'inglese ITV, la messicana Televisa, e le italiane De Agostini e Mediaset. La Rai non c’è. Per quale ragione? Non lo sappiamo. Di sicuro avrebbe interesse ad aggiudicarsi la gara perché si serve abbondantemente di Endemol e potrebbe finire nelle mani di Mediaset. Un grosso pericolo.

Il 14 maggio Mediaset fa un sol boccone di Endemol. E la Rai si comporta come se niente fosse accaduto. Non fa nulla per”cacciare” l’invasore, non se ne preoccupa nemmeno. Non mette in campo iniziative per limitare l’invadenza di Endemol, cioè di Mediadet, nel suo palinsesto. Le ore di programmi affidate a Mediaset, attraverso Endemol, aumentano invece che diminuire.

Il mondo politico dorme sonni tranquilli. Eppure se Endemol costruisce programmi d’intrattenimento, può imporre la sua “comunicazione”. Se intasca i quattrini della Rai, migliora la sua presenza nel mercato e può reinvestire in progetti che gli permettano di mandare all’angolo la sua unica concorrente, la Rai. Endemol diviene il cuore della Rai ed il core business di Mediaset. Sorprendente, unico.

Immaginate una situazione simile nel mondo del commercio o degli affari. Mettiamo che un ristoratore decida di aprire il suo ristorante in un paesino, che non ne ha nemmeno uno, e che dopo qualche tempo qualcuno ne apra un altro e vi toglie clienti. Allora che fa il ristoratore arrivato per primo, invece che migliorare la sua proposta gastronomica, affida al ristoratore concorrente il catering di alcune pietanze incluse nel suo menu. Con la conseguenza che il concorrente migliora la sua reputazione, decide che cosa devono mangiare i clienti e si arricchisce.

Una decisione simile sarebbe un suicidio, una idiozia immane. E allora perché accade in Rai? Perché la Rai è terreno di conquista e gli uomini che la amministrano rispondono a coloro che li hanno nominati, non agli azionisti. Rispondono, per esempio al governo, che è presieduto dal proprietario dell’altro “ristorante”, la concorrenza. Il caso Endemol è vecchio di due anni, ma non è stato oggetto di particolare attenzione. C’è voluto la crisi del Pdl a farlo arrivare al centro del dibattito politico. Ha cominciato Il Giornale di Silvio Berlusconi, diretto da Vittorio Feltri. Nel bel mezzo della disputa fra il Presidente del Consiglio e il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, cofondatore del Pdl insieme a Berlusconi, il Giornale decide di scendere in campo. La consueta rappresaglia mediatica contro gli avversari del Premier. Consegna alle stampe una edizione quasi monografica del quotidiano, dedicata alle fortune della compagna di Gianfranco Fini, che produce programmi per la Rai.

Dimissionato, Italo Bocchino non se la tiene e racconta in giro, in interviste concesse anche al nemico, come Repubblica, che è vittima di un’epurazione. Perché? Lesa maestà, pretendono di avere diritto al dissenso. L’attivismo di Bocchino però non passa inosservato. Il Giornale della famiglia Berlusconi, dopo avere portato la compagna di Fini in prima pagina, come produttrice di programmi Rai, fa il bis con Bocchino, sbattendo lo sconsiderato in prima pagina. La moglie, così come la compagna di Fini, riceve lauti emolumenti dalla Rai. Anche lei produce programmi per conto del servizio pubblico.

Bocchino si difende: mia moglie, sostiene, faceva questo mestiere anni prima delle nozze. Che cosa avrebbe dovuto fare, imporle di cambiare mestiere? Ma non basta. Le polemiche continuano e la rappresaglia mediatica del Giornale si trasforma in un boomerang perché Bocchino finisce sotto riflettori di Sky, il terzo incomodo della tv italiana, e Maria Latella nel corso di un’intervista gli pone le domande giuste perché non si limiti a difendersi. Così viene fuori il caso-Endemol. Osserva Bocchino: il Giornale fa le buccie a me ed a Fini, perché le nostre signore producono programmi Rai ma c’è Endemnol, di proprietà dell’editore del Giornale, che produce larga parte del palinsesto del servizio pubblico. Silvio Berlusconi, rivela Bocchino, è il più grande produttore di programmi Rai. Non lo sapevate?

Certo che lo sapevano, ma facevano finta di non saperlo. E poi, afferma lo stesso Bocchino, che male c’è? Sarebbe lecito infatti aspettarsi il finimondo, ma non succede niente. Perché? L’affare Endemol è il paradigma di un Paese. E’ irragionevole, arrogante, inspiegabile. Così plateale da risultare perfino stupido. Il boomerang del Giornale lo testimonia. Endemol è un’azienda efficiente ed i contratti sono ineccepibili. Tutto normale, asseriscono le parti in causa. Ma è proprio questa normalità l’anomalia più inquietante. L’opposizione avrebbe dovuto fare ferro e fuoco. Ma come, il servizio pubblico colonizzato dall’avversario più temibile, Mediaset? E il servizio pubblico legato a doppia mandata con l’avversario politico? Non solo il Presidente del Consiglio è il proprietario del network privato ed edita il servizio pubblico attraverso il Tesoro, ma fa buoni affari come proprietario del network privato con il servizio pubblico. Questo matrimonio, avrebbe gridato qualunque opposizione di qualunque Paese, deve finire. Ma non ha gridato nessuno. O ci sono tanti Don Abbondio o tanti produttori programmi Rai un poco ovunque.

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