sabato 23 ottobre 2010

Javier Pastore si racconta: "Voglio restare a Palermo"

Javier Pastore
di MASSIMO NORRITO

Javier Pastore a tutto campo. Il campione argentino si racconta e parla dell´espulsione nella partita con il Cska, del suo futuro in rosanero, della sua famiglia, della sua vita a Palermo, del matrimonio, del suo rapporto con Maradona e Zamparini. Una intervista nella quale il Flaco giura fedeltà alla maglia rosanero e auspica di poter firmare presto il nuovo contratto con il Palermo
Javier Pastore partiamo dall´espulsione contro il Cska Mosca...
«Lo so, ho sbagliato».
L´ha capito subito?
«Sì. Tanto è vero che uscendo ho chiesto immediatamente scusa ai miei compagni e ai tifosi. È stato un gesto che non avrei dovuto fare, ma ».
Rossi dice che si cresce anche grazie a queste cose.
«È la prima volta che mi capita, ma ero piuttosto nervoso. Ero molto dispiaciuto, credevo fossimo vittime di una ingiustizia e ho chiesto spiegazione all´arbitro. Volevo farmi sentire in prima persona. Volevo dire qualcosa io».
Insomma come fa il leader di una squadra. Lei si sente di potere ricoprire questo ruolo?
«Sicuramente sì. Nel Palermo di leader ce ne sono molti e io credo di potere essere uno di questi».
Troppo pesante il 3 a 0 rimediato contro il Cska?
«Il Cska è una squadra forte, ma il Palermo è stato in partita per larghi tratti. Nel primo tempo abbiamo giocato sicuramente meglio noi. Abbiamo però commesso qualche errore e siamo stati puniti subito. Allo stesso tempo però c´è stato fischiato un fuorigioco che non c´era. Insomma, la partita ha avuto un andamento diverso da quello che dice il risultato».
Un risultato che vi tiene ancora in corsa per la qualificazione?
«Sicuramente sì. Il pareggio tra Losanna e Sparta Praga mantiene aperte le porte dei sedicesimi. Dobbiamo vincere sia con Losanna che con lo Sparta. Possiamo sicuramente farcela».
Anche contro il Cska Mosca in molti erano allo stadio solo per vedere Pastore. Che effetto le fa essere l´oggetto di tante attenzioni?
«Mi fa stare bene. Mi piace. Sono contento che i tifosi mi vogliano bene. Io voglio solo continuare a fare bene e migliorarmi giorno dopo giorno».
Si aspettava un inserimento così rapido nel calcio italiano?
«No. La cosa ha sorpreso anche me, ma Palermo è l´ambiente ideale per crescere. Qui ci sono tanti giovani che fanno bene e i giocatori con maggiore esperienza ti aiutano. È un po´ come mi capitava all´Huracan. Non c´è grande pressione e poi c´è Rossi che mi aiutato molto a crescere».
Rossi ha anche detto che a volte lei esagera con i colpi di tacco.
«Ma io li faccio finalizzati al gioco. Io mi diverto. Con un colpo di tacco a volte si può velocizzare il gioco. Se poi trovi gente come Ilicic e Hernandez che ti asseconda diventa tutto uno spasso».
Quanto l´ha aiutata in questa crescita il Mondiale?
«Mi ha aiutato molto. Dopo l´esperienza in Sudafrica mi sento molto più sicuro dei miei mezzi».
Saranno state anche le parole di Maradona che l´ha definita "un maleducato del calcio"?
«Maradona è tutto. È stato il numero uno del calcio. le sua parole per me sono state una spinta incredibile. Per un argentino quello che dice Maradona è importantissimo. Figuriamoci il piacere che possono avermi fatto i suoi complimenti».
Da un argentino all´altro. Anche Messi ha avuto parole di elogio nei suoi confronti. Il sogno è un giorno poterci giocare accanto?
«Messi è un grande. Un grande calciatore, ma anche un grande uomo. Chi è che non vorrebbe giocare con lui?».
Qual è invece il giocatore italiano che le piace di più?
«Sicuramente Del Piero. Alla sua età è ancora un esempio per tutti. Un grande campione. Magari potessi un giorno diventare come lui».
Kakà, Zidane, Riquelme. Sono alcuni dei grandi nomi ai quali lei è stato accostato. lei in chi si rivede?
«Io mi ispiro a Kakà. Lo ritengo un giocatore straordinario. Mi piacciono le sue accelerazioni. il suo modo di giocare. Nell´anno in cui il Milan ha conquistato la Champions, Kakà vinceva le partite da solo».
Quanto le manca ancora per diventare come Kakà?
«Mi manca tanto. Devo ancora migliorare molto. Ecco perché non passa giorno che non impari qualcosa. Lavoro per questo, per arrivare a certi livelli».
Alla fine Kakà è andato via dal Milan. Lei andrà via dal Palermo?
«Io sto bene a Palermo e non penso a nulla. Sono felice di essere qui. La squadra sta crescendo e con la squadra cresco pure io. Non vedo perché dovrei andare via».
Ma se le dico Chelsea, Real Madrid, Barcellona, Manchester City, Inter?
«Mi fa l‘elenco di tante grandi squadre».
Tutte squadre che farebbero pazzie per averla.
«Ma queste sono solo voci. Con il campionato in corso tutte queste notizie lasciano il tempo che trovano. Qualcosa di vero potrebbe esserci semmai durante il mercato. A me non può che fare piacere che si parli di me. Chi inizia a giocare a calcio sogna da bambino di arrivare in squadre come queste, ma a Palermo, lo ripeto, sto benissimo».
Tanto che i suoi procuratori trattano il rinnovo del contratto con il presidente Zamparini?
«Sì. Le cose stanno proprio così. Il Palermo vuole tenermi, io voglio restare. Lavoriamo perché questo accada. Spero che alla fine le cose si concretizzino».
Zamparini la considera quasi un figlio. Per lei è veramente un secondo papà?
«Sicuramente. I primi tempi, quando ancora non ero arrivato a Palermo, lo sentivo al telefonino dall´Argentina e già allora lo percepivo molto vicino. Quando sono arrivato in Italia mi è stato molto accanto, mi ha coccolato. Un giorno mi ha portato pure a comprare le scarpe da calcio».
Insomma, uno Zamparini diverso dall´immagine del presidente burbero che esonera gli allenatori e polemizza con gli arbitri?
«Ma quella è l´immagine per l´esterno. Con noi è una persona molto dolce, sempre vicina ai calciatori e alle nostre esigenze. Quando viene al campo per l´allenamento è sempre molto attento a quello che facciamo».
Parliamo invece della sua vera famiglia. In molti dicono: Pastore è così bravo perché alle spalle ha una famiglia che gli vuole bene.
«È vero. Io devo tutto a mio padre e mia madre. Da quando ho iniziato a giocare loro hanno sacrificato tutte le loro domeniche per starmi accanto. Sapevano che per me giocare a pallone era tutto e quindi mettevano da parte ogni cosa per starmi vicino. Non finirò mai di ringraziarli. Sono stati fondamentali per la mia crescita di uomo e di calciatore».
Quanto è importante averli qui a Palermo?
«Molto. È fondamentale sentire il loro affetto. Mia sorella si è trasferita qui con i miei nipotini. Mio fratello vive a Palermo con me. I miei arrivano in città martedì e non vedo l´ora di una bella grigliata di carne argentina».
A Palermo lei ha trovato anche l´amore.
«Sì ed è bellissimo. Mi mancava l´affetto di una donna. La mia fidanzata mi dà tutto questo».
Pronto per il matrimonio?
«No. Sono ancora troppo giovane. magari a ventiquattro, venticinque anni ne potremo riparlare».
Come trascorre le sue giornate a Palermo?
«Tolto l´allenamento e il campo, mi piace molto andare a mangiare fuori. Gioco spesso al bowling e sono un appassionato di cinema. Quando è possibile vado a vedere un buon film. Quando sono a casa sfido mio fratello in interminabili partite di play station».
Parliamo del Palermo. dove può arrivare questa squadra. C´è chi dice addirittura che potrebbe essere un outsider per lo scudetto.
«Non so se possiamo lottare per lo scudetto, ma sono sicuro che possiamo arrivare molto in alto. Noi possiamo giocare alla pari con tutti e, soprattutto adesso che abbiamo iniziato a vincere anche fuori casa, possiamo vincere con chiunque e puntare al massimo».
(La Repubblica-Palermo, 23 ottobre 2010

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